NON DIPENDERE. #VIVI!

Questo approfondimento sulle dipendenze è stato realizzato nell'ambito del progetto dei Giovani della Croce Rossa della Spezia "Non dipendere. #Vivi", sostenuto da Fondazione Carispezia.

Il progetto prevede di sensibilizzare più di 1.000 giovani studenti (tra 14 e 19 anni) degli istituti superiori spezzini sui rischi di ogni forma di dipendenza giovanile, attraverso incontri nelle scuole e altre iniziative pubbliche.

SOSTANZE STUPEFACENTI

La dipendenza da droga nei ragazzi

Non solo oppiacei, ma anche eroina, benzodiazepine e altre sostanze che vengono mescolate con l’alcol o gli psicofarmaci. Secondo le ultime statistiche il consumo di droga tra i giovani è in costante aumento. Hanno peggiorato ulteriormente un quadro già preoccupante gli anni della pandemia, in cui soprattutto la fascia giovanile della popolazione ha vissuto un vero e proprio isolamento sociale e una drastica riduzione delle relazioni interpersonali. Fattori che in molti casi hanno portato a uno sviluppo di forme di dipendenza da sostanze stupefacenti, oltre a un notevole aumento dei disturbi da ansia e depressione.

In particolare il fenomeno che sta emergendo con forza negli ultimi anni è quello del cosiddetto “policonsumo”: droghe, bevande alcoliche e tabacco che talvolta vengono assunte in un breve lasso di tempo, anche durante la stessa serata, con quasi totale noncuranza dei possibili rischi.

Secondo i dati più recenti, circa 80.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni hanno ammesso di aver assunto almeno una volta sostanze psicoattive: circa 1 su 3 tra quelli che ancora frequentavano la scuola. Ma l’età media in cui si inizia a far uso di droghe si sta gradualmente abbassando, arrivando in alcuni casi anche a 11-14 anni.

La cannabis legalizzata

Secondo la Comunità di San Patrignano, che ha quasi 40 anni di esperienza nella prevenzione e nel recupero della tossicodipendenza, la legalizzazione della cannabis comporterebbe un aumento generalizzato del suo consumo. La legalizzazione, in altre parole, sdoganerebbe “completamente l’utilizzo di una sostanza molto dannosa sia a livello cerebrale, soprattutto se assunta in età di sviluppo, sia perché spesso è la porta d’ingresso alle altre sostanze”, spiegano dalla Comunità.

Tra gli effetti collaterali derivanti dall’uso della cannabis, si registrano in particolare la distorsione della percezione, alterazioni dell’orientamento spazio-temporale, attacchi d’ansia, episodi psicotici di natura paranoidea, alterazioni della memoria e deficit di apprendimento.

Esiste veramente una differenza tra droghe pesanti e leggere?

È di uso comune la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti: tra le prime rientrano quelle (come marijuana e hashish, estratte entrambe dalla cannabis) che presentano un quantitativo minimo di sostanza psicotropa (che provoca le alterazioni psicosensoriali e dà dipendenza), mentre tra le seconde (le droghe pesanti) si annoverano quelle che invece causano danni e dipendenza anche dopo poche assunzioni (cocaina, crack, eroina, ecc.).

Se a livello legale in Italia le pene previste per lo spaccio variano in base alla tipologia di sostanza stupefacente, a livello medico non esiste distinzione tra droghe pesanti e leggere: sono totalmente equiparate e causano entrambe gravi danni sia a livello fisico che psicologico in chi ne fa uso.

La cannabis fa meno male?

Il fumo di cannabis crea danni polmonari simili a quelli provocati dal tabacco, ma in un lasso di tempo decisamente inferiore: è quanto emerso da uno studio condotto nel 2020 dai ricercatori di Unimore e dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena. Secondo i risultati dello studio, il fumo di cannabis è correlato all’insorgenza dello pneumotorace spontaneo e può anche provocare sintomi respiratori e alterazioni polmonari.

Analizzando i risultati dello studio, rispetto ai non-fumatori e ai fumatori di solo tabacco, i fumatori di cannabis presentavano una maggior frequenza di sintomi respiratori come la bronchite cronica, in particolare tosse con espettorato. L'analisi delle TAC ha inoltre evidenziato una maggior presenza e gravità di lesioni polmonari da enfisema nei fumatori di cannabis. Questi danni sono risultati dose-dipendenti: più un soggetto fuma marijuana, cioè, più gravi sembrano essere i sintomi respiratori, l'enfisema polmonare e le complicanze postoperatorie che può sviluppare.

Uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista The Lancet Psychiatry ha fatto chiarezza sui possibili rischi legati all’assunzione di cannabis, che oggi spesso contiene una quantità di principi attivi (a partire dal tetraidrocannabinolo, Thc) più elevata rispetto a quella diffusa in passato. Chi fuma derivati di una cannabis più “potente” – in cui il Thc è presente in concentrazioni pari o superiori al 10% – secondo lo studio convive con un aumentato rischio di rimanere vittima di episodi psicotici: deliri, allucinazioni, schizofrenia. 

Il grande ritorno dell'eroina

Il recente ritorno dell’eroina ha di fatto invertito un trend decennale in cui il suo consumo era gradualmente diminuito. Il risultato? Un aumento inaspettato delle morti per overdose a seguito dell’assunzione di questa droga.

Secondo le relazioni della Direzione centrale del servizio antidroga della Polizia di Stato, negli ultimi anni si è registrato anche un aumento degli acquisti delle droghe pesanti effettuati attraverso le piattaforme web.

FUMO

Le sigarette e i danni

Sono 11,6 milioni gli italiani dipendenti dal fumo di sigaretta, circa il 22% della popolazione al di sopra dei 15 anni d’età. Ma cosa contiene una sigaretta? Catrame, con circa 4.800 sostanze dannose, nicotina e monossido di carbonio. La nicotina è una droga che induce una dipendenza fisica pari a quella di eroina, cocaina o altri oppiacei. Grazie a numerosi studi sono ormai state evidenziate e identificate le zone del cervello su cui la nicotina svolge il suo effetto, determinando piacere, aumento della concentrazione, benessere e riduzione dell’ansia.

Ma oltre a indurre una forte dipendenza, la nicotina ha degli effetti nefasti anche sul sistema cardiocircolatorio: provoca danni a livello dei vasi sanguigni, ipertensione arteriosa, ictus, cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca e aneurisma aortico. Il monossido di carbonio – un veleno inodore che si forma con la combustione della sigaretta – ha l’effetto di togliere ossigeno al nostro sangue, che così risulta meno ossigenato, con una conseguente sofferenza di tutti i tessuti (compresa la pelle). In più il fumo di sigaretta è un fattore di rischio anche per l’insorgenza di varie gravi patologie come tumori, malattie cardiovascolari, respiratorie e gastro-intestinali.

Le sigarette a riscaldamento da tabacco sono meno dannose? Abbiamo i dati che lo dimostrano?

Le sigarette a riscaldamento del tabacco contengono, sia nel ripieno sia nel fumo emesso, una quantità di nicotina e altre sostanze chimiche analoga a quella emessa dalle sigarette comuni, ma un quinto della quantità di nitrosamine e un centesimo di anidride carbonica. Sono i risultati di uno studio commissionato dal governo giapponese per regolamentare il fumo di sigaretta in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Gli stessi composti volatili presenti nelle sigarette classiche si ritrovano però nelle sigarette a riscaldamento, secondo i risultati di uno studio pubblicati nel 2017 da JAMA Internal Medicine. Alla luce di questi studi, quindi, è ragionevole affermare che l’utilizzo di questo tipo di sigarette crea dipendenza tanto quanto le sigarette comuni. Per tutti gli altri effetti sulla salute, invece, attualmente mancano ancora studi sufficientemente ampi e prolungati nel tempo.

ALCOL

Alcol = droga?

Sì, secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’alcol è a tutti gli effetti una vera e propria droga, ovvero una sostanza psicoattiva che può provocare assuefazione e dipendenza (alcolismo). Un consumo smodato di alcol può causare infatti la cirrosi alcolica del fegato, che può portare sino al coma e alla morte.

A seconda dei casi, l'assunzione eccessiva di bevande alcoliche può determinare: stato di ebbrezza, sonnolenza, loquacità, difficoltà a coordinare i movimenti, nausea, vomito, vertigini, sudorazione e stato confusionale.

La "socialmente accettata" dipendenza da alcol

Nella nostra cultura bere in maniera moderata e responsabile è un comportamento socialmente accettato, ma non bisogna mai dimenticare che le bevande alcoliche (sostanze psicoattive che possono causare dipendenza) possono essere gravemente dannose per la salute, e un loro abuso può produrre gravi conseguenze non solo sul bevitore, ma anche sul contesto sociale in cui egli vive, con l’insorgenza di comportamenti violenti, abbandoni, incapacità di costruire legami affettivi stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e sulla strada.

L’abuso di alcolici, oltre ai sintomi elencati in precedenza, è associato anche a molti altri disturbi: gastrointestinali (esofagite, gastrite, epatite, pancreatite, iperplasie/tumori), ematologici (anemia), cardiovascolari (ipertensione, cardiomiopatia) e ictus. Un consumo eccessivo di alcol può generare anche il cancro, tremori, anoressia, disturbi del sonno e disturbi psichiatrici (ansia, depressione, comportamento anormale).

I danni dell'alcol durante l'adolescenza

In Europa si stima che circa l’80% degli adolescenti tra i 15 e i 16 anni faccia un uso abituale di alcol. In Italia la percentuale di adolescenti della stessa fascia d’età è dell’84%: si stima che il 45% di questi abbia iniziato a bere alcol addirittura a 13 anni o ancor prima. La dipendenza da alcol sembra interessare soprattutto il sesso maschile (12,4%) rispetto a quello femminile (4,9%).

Nella maggior parte dei soggetti che sviluppano il disturbo da abuso di alcol dopo i 30 anni, è possibile rintracciare l’esordio con la prima intossicazione tipicamente nella prima adolescenza. Frequentemente nei giovani il Disturbo da uso alcolico si sovrappone a particolari vulnerabilità psicopatologiche, come ad esempio un quadro di depressione o un disturbo d'ansia, condizioni in crescente riscontro negli adolescenti.

Negli ultimi anni, in particolare, si è registrato un considerevole aumento del fenomeno del cosiddetto “binge drinking”, letteralmente “abbuffata alcolica”, cioè un consumo eccessivo di alcol in un ristretto arco di tempo, spesso nella stessa serata: si riscontra nel 37% dei ragazzi e nel 33% delle ragazze. Questa modalità di assunzione dell’alcol viene riscontrata in fasce d’età sempre più precoci, anche di 11-12 anni.

SMARTPHONE

I disturbi d'ansia legati al prolungato utilizzo del telefono

La dipendenza da internet, social e videogiochi può causare dei veri e propri stati di ansia e depressione. Secondo uno studio condotto dalla Royal Society of Public Health su 1.500 giovani dagli 11 ai 25 anni, sarebbero Instagram e Snapchat le piattaforme in grado di suscitare maggiormente un senso di inadeguatezza e di ansia, portando ad un continuo confronto tra il proprio stile di vita e quello degli altri.

Numerosi studi scientifici hanno indagato le associazioni tra dipendenza da smartphone, depressione e ansia. Un aspetto emerso è che la dipendenza da smartphone risulta essere un fattore predittivo di depressione e ansia. Nello specifico, quando le persone utilizzano il proprio smartphone in modo corretto in un tempo controllato, è meno probabile che sviluppino questi disturbi. Tuttavia, se l’utilizzo degli smartphone avviene senza controllo, è più probabile soffrire di stati d’ansia e/o depressione.

Alcune ricerche, inoltre, hanno mostrato come un eccessivo uso della telefonia mobile provochi una bassa autostima, un più alto livello di ansia interpersonale e difficoltà di espressione delle emozioni. Una delle motivazioni è data dal fatto che la dipendenza da smartphone può portare ad un importante squilibrio a livello cerebrale.

Cyberbullismo

Il cyberbullismo ha le stesse caratteristiche del bullismo tradizionale, ma si manifesta attraverso la rete internet, in diverse forme e con conseguenze potenzialmente più gravi del bullismo “offline”. Nel cyberbullismo infatti il comportamento lesivo acquista maggior risonanza e risulta spesso inarrestabile, grazie alla diffusione capillare che internet e i social network permettono di raggiungere, negando alla vittima qualsiasi rifugio o via di fuga.

Si stima che a livello mondiale tra il 5% e il 20% della popolazione minorile abbia subito episodi di cyberbullismo, che provocano effetti dannosi sull’apprendimento e sul comportamento dei ragazzi, tali da ridurre l’efficacia degli investimenti pubblici nell’istruzione e nel benessere dei minori di ogni paese.

I bimbi iperattivi

Tv, computer, consolle di gioco, tablet e smartphone sono sempre più utilizzati da bambini e ragazzi, già a partire dalla tenera età. Ma quali sono le conseguenze? Il cervello umano possiede un proprio naturale funzionamento ed è in grado di elaborare in un secondo fino a 10 stimoli visivi (non di più). I segnali luminosi inviati da uno schermo – una televisione, un computer, un cellulare o un tablet – sono molto rapidi e superano di gran lunga i 10 stimoli al secondo.

Questa condizione di vero e proprio “bombardamento” (iper-stimolazione) favorisce il verificarsi di uno stato ipnotico, particolarmente pericoloso per il funzionamento cerebrale del bambino, che in questo modo può essere influenzato negativamente durante la sua cruciale fase di maturazione ed evoluzione. La rapida sequenza di stimoli visivi e sonori può causare infatti una vera e propria “paralisi mentale”, in cui alcune parti del corpo, tra cui gli occhi, rimangono immobilizzate.

Oltre ai disturbi del sonno, un frequente uso di dispositivi tecnologici in tenera età può portare anche allo sviluppo di gravi problemi di attenzione, che all’età di 7 anni possono essere diagnosticati come ADHD (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività).

GIOCO D'AZZARDO

Abilità o fortuna?

La ludopatia, o gioco d’azzardo patologico, può essere definita come “un tipo di gioco il cui esito dipende totalmente o in modo prevalente dalla fortuna rispetto all’abilità, e su questo esito si puntano soldi per vincere altri soldi”. Può comportare gravi disagi per la persona e per il suo nucleo familiare, derivanti dall’incontrollabilità del proprio comportamento nei confronti del gioco e parallelamente dall’eventualità di dare vita a gravi problemi finanziari e sociali.

Proprio come nella dipendenza da sostanze, il gioco diventa l’unica ragione di vita del giocatore: chi è affetto da ludopatia può arrivare a trascurare lo studio o il lavoro, assumere comportamenti criminali, come furti o frodi, o mettere in crisi le relazioni familiari con il rischio di estraniarsi dal mondo esterno.

La "quasi vincita"

Ne esistono di vari tipi, dimensioni e costo, ma i gratta e vinci non passano mai di moda… Pochi però, nel momento in cui acquistano un gratta e vinci, sono a conoscenza dell’effettiva e precisa probabilità di vincita. Una delle versioni più popolari, ad esempio, propone 27 premi da 500 mila euro… ma ogni 142 milioni 560 mila biglietti stampati!

A spingere i giocatori a giocare ancora c’è anche e soprattutto il meccanismo psicologico della “quasi vincita”: quando si perde il bersaglio davvero per un soffio (ad esempio un solo numero sbagliato per pochissime unità sul gratta e vinci), si prova una forte sensazione di frustrazione che spinge a ritentare nuovamente la fortuna. Ma nel lungo periodo non c’è scampo: gli incassi dei premi non compensano mai le spese, così il giocatore medio perde al ritmo di 1,40 euro per ogni biglietto acquistato. Eppure tanti, troppi continuano a giocare. Perché?

La pubblicità dei vincitori

A causa dei tanti messaggi pubblicitari, oggi diffusi non solo in tv ma anche online, il giocatore acquisisce l’ingiustificata consapevolezza di avere un’elevata probabilità di vincita. Non solo: la pubblicità, anche mediatica, che viene regolarmente attribuita ai biglietti vincenti (pochissimi sul totale dei biglietti venduti) automaticamente fa “dimenticare” i tantissimi biglietti perdenti e le relative spese di chi, un’altra volta ancora, non ha vinto. Ma non ha importanza: le notizie, spesso “strillate”, dei pochi vincitori, fanno scattare un meccanismo psicologico per cui i tanti perdenti saranno portati ancora e ancora a giocare.